Digitalcomedynonsense’s Blog

Solo un altro scribacchino noir & pulp

Capire Frank

Capire Frank non è facile. Questo non vuol dire che sia impossibile o che la sua esistenza letteraria debba rimanere circoscritta ad un gruppo di letterati d’elite con la puzza sotto il naso. Affatto. Piuttosto l’incontrario.

C’è sempre il rischio che Frank non venga capito, che non venga neppure avvicinato per il banale errore di fraintere il suo innaturale, onirico, stupido e fantasmagorico modo d’esprimersi per la cataratta espressiva di un dodicenne pieno di ormoni e/o psicofarmaci. Ammetto che è errore comune fermarsi alle apparenze, sono cosciente che tutti lo abbiano fatto e continuino a farlo impunenemente e senza torti aggiunti ed è per questa ragione che ho deciso di scrivere una prefazione che spieghi un pochino il modo di pensare del  nostro eroe.

Tossendo dall’imbarazzo, devo spiegare che non prendo nessuno per imbecille e sono perfettamente cosciente che chi di voi ama Frank non necessita di spiegazioni aggiuntive, ma purtroppo credo vi siano anche persone nel mondo che se non hanno la pappa fatta non spingono le loro misere celluline grigie a fare un piccolo sforzo in più. Se non si spiega loro la psicologia del personaggio (cosa vietata si sa, perchè dove sta il bello di scoprire la “psicologia del personaggio” se ci viene già fornita su di un bel piattino d’argento?), sono capaci di chiudere il libro a metà del terzo capitolo ed archiviarlo come:

“Banale raccontino superficiale in prima persona, senza sfondi sociali, prettamente caricaturistico e di nessun valore artistico”

Aggiungo che nessuno mi ha mai detto una cosa del genere su Frank, non mi riferisco a nessuno in particolare scrivendo questo post, ma provo comunque il pungente bisogno (stile puntina da disegno su sedia di legno, per intenderci) di specificare le ragioni per le quali scriverò una prefazione.

Frank, sappiamo tutti, non appartiene a questo mondo, non appartiene a questa dimensione e non appartiene a questo tempo. Frank ci racconta il mondo attraverso i suoi occhi, occhi filtrati, velati, a volte persino tappati. Ed è questo ciò che amiamo di lui. Adoriamo come attraverso gli specchi deformanti che ha nel cervello riusciamo a scorgere un barlume di quella che è la nostra società. Una società basata sull’ipocrisia, sulla falsità, sulla banale piattezza, ma anche capace di svirgolettature, anatemi, allusioni, felicità e passioni. Una società multiforme, in continua evoluzione, che prende identità e si plasma a seconda di come viviamo.

Frank e la società (come descritto in un post precedente) hanno un brutto rapporto. Non si capiscono. Non trovano un punto d’accordo, non parlano nemmeno lo stesso linguaggio. Ciò che per l’umanità è una “testa”, per Frank è una “noce di cocco”, ciò che per alcuni appare come una “casa” per lui è inspiegabilmente una “magione”.

Frank è diverso. Ed è in questa diversità che risiede il suo fascino.

In fin dei conti non è una cosa poi tanto terribile dover scrivere una prefazione su di lui. E’ solo triste il non poter vedere la faccia del lettore quando pian piano scopre che Frank non è un cretino, ma solo un essere umano intelligente che vede le cose da un’altra prospettiva e da un’altra angolazione.

Altrimenti non sarebbe bravo in quello che fa, altrimenti non avrebbe la profondità psicologica che ha, altrimenti sarebbe solo un dodicenne immaturo. Non lo è.

Credetemi, non lo è.

Frank è anche un po’ malato, ma il suo vivere tra “mood swings” e balletti umorali è ciò che lo rende un po’ simile a tutti noi.

giugno 29, 2009 Posted by | Writing | , , , , | Lascia un commento